A CENTINAIA RIFIUTANO DI SALIRE IN CATTEDRA

Torino -

…Smetteranno di insegnare dal prossimo anno accademico; non prenderanno parte alle commissioni di laurea o alle sedute degli organi collegiali; si limiteremo a fare ricerca, come indica il loro contratto, finché il governo non ritirerà  il DDL Gelmini per l’Università … Questa la promessa del coordinamento dei ricercatori universitari italiani che a Torino, a partire da lunedì 17 maggio, ha proclamato una settimana di agitazione col supporto e col sostegno, fra numerose altre sigle, anche di RdB-CUB. Fra le molte iniziative previste segnaliamo:

  • 17 maggio 2010: informazioni sulla riforma e sulla protesta agli studenti durante le lezioni.
    Incontro e dibattito con Meloni (Pd) e con Tranfaglia (Idv) alle ore 11 presso l’aula magna della Facoltà di Chimica, via Pietro Giuria 7.
  • 18 maggio 2010: occupazione del Rettorato dell’Università (via Verdi 8). Il corteo parte alle 14 da Palazzo Nuovo, via s. Ottavio 20.

  • 19 maggio 2010 :   presso l’Aula Magna (aula 3) di Palazzo Nuovo si terrà un’assemblea delle facoltà umanistiche per discutere dei recenti emendamenti al DDL e degli sviluppi della protesta.

La riforma Gelmini abolisce la presenza dei ricercatori nelle commissioni, ne cancella la rappresentanza dai consigli di amministrazione e rende il loro status giuridico ancora più precario obbligandoli, dopo sei anni di attività di ricerca a contratto (rinnovato una sola volta, per tre anni), a conquistarsi - superando un concorso - l’idoneità al ruolo di professore associato. Vista, però, l’entità degli altri tagli previsti alle risorse destinate all’Università, solo pochi ce la faranno: cosa ne sarà degli altri?

Stiamo parlando di oltre 25.000 ricercatori, già destinati a una lunga gavetta di precariato e ora condannati dalla riforma Gelmini, per la maggior parte, a un futuro di disoccupazione.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito dei ricercatori della Facoltà di Scienze della Formazione, ma raccomandiamo a tutti coloro che hanno a cuore la sopravvivenza della Stato Sociale, iscritti e non iscritti, la partecipazione attiva alle loro iniziative.