Torino: Sciopero Usb del 24 Ottobre: una spinta per andare avanti!

Torino -

L’assemblea al Palazzo di Giustizia di mercoledì scorso, in preparazione dello sciopero generale, aveva lanciato diversi segnali positivi. Aveva mostrato qualcosa che non si vedeva da un po’ di tempo a questa parte, una volonta di discussione e costruzione da parte dei lavoratori non solo del settore giustizia o del Pubbico impiego, ma più in generale di tutte le componenti del mondo del lavoro e del non lavoro.

Quel segnale oggi si è tradotto in una manifestazione partecipata, viva, sentita, che è riuscita a portare in piazza a Torino diverse centinaia di lavoratori, precari, immigrati, studenti insieme a delegazioni di formazioni politiche, spesso tentennanti sulle politiche sindacali, poste di fronte al fatto che ad oggi l’unico sciopero generale messo in piazza resta quello dell’USB.

Il corteo – privato della componente dei lavoratori dei trasporti di Torino, assurdamente precettati per il concomitante “Salone del gusto” (una delle tante invenzioni di una città in cerca di una nuova identità nei grandi eventi “culturali”) –, partito da piazza Solferino, si è dispiegato lungo le vie del centro ed ha raggiunto nella tarda mattinata la sede della Rai di via Verdi. Una scelta non casuale, la nostra, contro i mezzi di informazione di regime e la loro ormai dichiarata volontà di farsi strumento di un governo padronale e di oscurare le sacrosante ragioni di chi lotta. La presenza combattiva e numerosa di quel presidio sotto le finestre del cosiddetto servizio pubblico è riuscita a smuovere alcune telecamere e alcuni operatori che hanno dovuto raccogliere il senso di quella protesta.

Chi ci conosce sa che non ci interessano le vetrine né la autorappresentazione. Per noi il problema dell’informazione sta nel quadro di una capacità di costruire una presenza vera nella società e nelle coscienze. Non ne facciamo dunque, oggi, questione di numeri, non millantiamo presenze che vanno oltre il dato reale. Ciò che vogliamo sottolineare è il dato politico di una risposta che si è dispiegata in tutto il territorio nazionale e regionale (in Piemonte erano in piazza anche Novara e Alessandria) e che ha individuato con chiarezza – nei diversi interventi che si sono succeduti lungo il percorso – le ragioni dello sciopero: contro l’infame e fuorviante “contratto a tutele crescenti” che in realtà aumenta solo la ricattabilità, la licenziabilità e la precarietà delle parte giovane (e meno giovane) della forza lavoro nel nostro paese, come già il mondo delle cooperative, che conosciamo bene, ci mostra da un po’ di anni a questa parte; contro le politiche razziste sull’immigrazione, e l’effetto dirompente che esse possono avere in termini di razzismo diffuso e generazione di un movimento reazionario di massa; contro il commissariamento, sotto gli occhi di chi vuol vedere, di ciò che resta delle politiche economiche nazionali, ormai piegate alla costruzione di uno spazio europeo che mostra sempre più il suo volto imperialista, guerrafondaio e antipopolare; contro il blocco perdurante dei contratti del Pubblico impiego e la scandalosa diffamazione che viene scatenata contro i lavoratori di settori che svolgono un ruolo sociale essenziale, dalla previdenza alla giustizia, dalla sanità alla scuola (con l’incredibile campagna ideologica de “La buona scuola”, esempio di falsa e virtuale consultazione del mondo del lavoro scolastico e in realtà potente strumento di controllo delle coscienze dei docenti e di conseguenza delle nuove generazioni precarizzate, non a caso del tutto assenti dal documento del Governo).

Di fronte a un attacco così generalizzato e diffuso, dettato da una crisi economica e politica davvero con pochi precedenti, è necessario costruire una risposta chiara e forte che non può essere frutto che dell’organizzazione indipendente e alternativa delle classi sfruttate.

Per noi lo sciopero di oggi costituisce una tappa di questo percorso. Un percorso che non ammette più ambiguità, finte mobilitazioni (come quella che domani a Roma proverà a individuare un soggetto politico e sindacale del tutto compatibile col sistema del capitale), retoriche del meno peggio o tutte le disastrose logiche che hanno contraddistinto in tutti questi anni le sinistre politiche e sindacali.

Non siamo e non crediamo di essere autosufficienti, tuttavia riteniamo che la costruzione di percorsi di aggregazione non possa fare a meno del progetto che ci siamo dati. La manifestazione di oggi ci dà una spinta verso ulteriori momenti di lotta e di conflitto, come quello del prossimo 14 novembre quando, insieme ad altre forze sindacali non cooptate nell’abbraccio mortale dei sindacati collaborazionisti, e soprattutto a ciò che si muove nei movimenti territoriali, ambientali, per il reddito e la casa, cercheremo di fare un salto in direzione di forme di mobilitazione di massa.

Stamattina la sveglia è suonata; sta a tutti noi, giorno per giorno, risvegliare la maggioranza dal sonno delle coscienze e accumulare forze per uno scontro che sarà lungo e difficile.

 

Noi ci siamo.

 

USB FEDERAZIONE DI TORINO