GIOVEDI 5 DICEMBRE 2013 ORE 10.00 TUTTI DAVANTI AL TRIBUNALE DI TORINO
LA STORIA NON FINISCE QUI... CHIEDIAMO IL REINTEGRO e VOGLIAMO LA VERITÀ!
in contemporanea con il deposito del ricorso per PINO LAROBINA
Per la cronaca in data 25 giugno 2013 veniva notificato a Larobina Giuseppe (detto Pino), operaio e dirigente Sindacale USB presso la Multinazionale svizzera-tedesca Kuehne Nagel (ex Iveco - gruppo Fiat) di Torino, una lettera di sospensione cautelare con effetto immediato dopo 35 giorni di pedinamento, attraverso l’agenzia investigativa TURINFORM s.a.s. con sede in Torino, fuori dalla fabbrica e entrando nella sua vita privata e senza motivo alcuno e senza alcun riscontro.
Quindi Pino veniva successivamente licenziato dopo 27 anni della sua vita passati dentro le mura della fabbrica assolvendo ai suoi doveri e restando sempre a disposizione dei lavoratori e delle lavoratrici che l’hanno votato per 19 anni come RSU/RLS per la difesa dei loro diritti. Quindi una vita al fianco dei senza voce e dei precari con onestà, determinazione e umiltà in difesa dei loro diritti e della dignità.
Oggi depositiamo il ricorso contro il suo ingiusto licenziamento ma anche per denunciare quello che non possiamo non definire una vera caccia alle streghe (sic)!
Perché si tratta di un licenziamento che avviene dopo mesi e anni di rappresaglia in un clima di vera militarizzazione della fabbrica e contro ogni forma di rispetto della democrazia dentro di essa.
Non chiediamo la luna, ma semplicemente la verità contro un licenziamento a sapore di vendetta nei confronti di una persona, un operaio, un padre di famiglia e un dirigente sindacale che ha da sempre dedicato la sua vita alla sua famiglia, il suo lavoro e la sua organizzazione sindacale l’USB!
La nostra lotta per Pino è e resta una lotta contro ogni forma di licenziamento a discapito della dignità e dei diritti dei lavoratori/lavoratrici. Resta soprattutto una lotta contro la cancellazione e l’esproprio dei DIRITTI e della DEMOCRAZIA sindacale!
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omossessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno” Bertolt Brech