Il disastro del Regio di Torino, USB: altro che la pace sociale di Cgil Cisl Uil, è l’ora di un percorso di lotta

Torino -

Dopo aver letto il comunicato Cgil-Cisl-Uil del 19/11/20, è necessario che la Rsu USB del Teatro Regio e la Federazione provinciale USB di Torino prendano parola a riguardo. Lo facciamo perché animati da una forte preoccupazione rispetto alla situazione che sta andando definendosi in Teatro, una preoccupazione che si fa ancora maggiore dopo aver letto, nel comunicato di cui sopra, una serie di affermazioni che paleserebbero unità d’intenti e di percorso tra sindacati e Fondazione; un comunicato che sembra invitare alla pace sociale e alla tranquillità, in una situazione, però, disastrosa.

 

Leggiamo che il percorso intrapreso sarebbe fondato su trasparenza e correttezza sindacale. Come può esserlo se c’è un tentativo d’estromissione della Rsu USB dalla contrattazione, se la nostra organizzazione è stata fin da subito esclusa dai tavoli di discussione (e non solo la nostra, anche Fials è costretta a tavoli separati)? Come può esserlo se le segreterie territoriali di Cgil-Cisl-Uil hanno, separatamente da tutta la Rsu, incontri dedicati a “definire” le linee politiche del “percorso” con la Fondazione? È veramente una strana accezione di trasparenza e correttezza sindacale.

 

Questo riguardo la forma. Ma passiamo ai “contenuti”, ben più sostanziosi. Viene detto che si è deciso di riavviare le produzioni, e che di questo il merito va dato anche ai sindacati firmatari. Nulla però viene detto riguardo il fatto che il Teatro è precipitato, silenziosamente, nel Fis, in un periodo in cui poteva benissimo continuare le produzioni, come hanno fatto tanti altri teatri in Italia.

 

Non convince per niente poi il fatto che la Fondazione abbia espresso l’intenzione di NON rinnovare gran parte dei contratti a termine, facendola passare come un elemento secondario e rispetto al quale non vada invece lanciato, dai sindacati, un chiaro rifiuto e un’agitazione! Il passaggio sul “maggior ricorso alla flessibilità” è poi sufficientemente oscuro per esserne dovutamente preoccupati.

 

Dunque, due parole ci sembrano centrali: la coerenza e la responsabilità. Coerenza rispetto alla grave situazione attuale, nel trovare le soluzioni più appropriate, senza che queste (come è stato finora ripetuto ai quattro venti) ricadano sulle spalle dei lavoratori. Per fare ciò è essenziale che il sindacato metta dei paletti all’azione del Commissario, a tutela dei lavoratori. Solo così si può andare verso una riapertura di un Teatro sano e non amputato.

 

La responsabilità della situazione non è dei lavoratori, ai quali invece si vuole presentare il conto ma di quegli attori politici di tutti i livelli (nazionale, regionale, comunale) e di tutti i “colori”, ai quali è stato permesso negli anni di fare di tutto, senza vigilanza alcuna. Non è poi credibile che i soci fondatori non fossero da tempo consci dello stato patrimoniale del Teatro, oggi divenuto casus belli. La responsabilità è anche, senza dubbio, di quei sindacati che in questi anni, e tuttora, praticano la strategia del “silenzio ad oltranza”.

 

USB si chiama fuori da questa inerzia e denuncia invece che le vere soluzioni non sono contenute nel comunicato di cui sopra, e devono ancora essere trovate. Devono andare in direzione innanzitutto della salvaguardia di tutti i posti di lavoro, a cominciare da quelli a termine messi in esubero. USB ha già iniziato la lotta alla precarietà, NON firmando gli accordi di proroga ai contratti a termine senza garanzie e gli accordi sul lavoro a chiamata intermittente.

 

Questo è il nostro contributo alla democrazia sindacale e crediamo che un percorso di lotta vada discusso e deciso dalla base a partire dalle assemblee generali dei lavoratori.

 

Torino, 19/11/20

 

RSU USB Teatro Regio

Federazione USB Torino