Ken loach non ritira il premio al TFF,dopo la denuncia di USB di Torino sulle condizioni di lavoro imposte ai lavoratori.

Torino -

COMUNICATO STAMPA-LETTERA APERTA

“Museo del Cinema alla Mole Antonelliana

ovvero

TORINO come METROPOLIS”

 

Con la presente, la scrivente O.S, denuncia il pesante stato di disagio dei lavoratori della Cooperativa Rear operanti in outsourcing da 12 anni presso il Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana.

Ai suddetti lavoratori, operanti nel Simbolo della Città di Torino (ancora oggi recante il Collier tricolore celebrante i 150 dell’Unità Nazionale) viene applicato il contratto U.N.C.I.

I Tribunali di Torino e di Milano hanno dichiarato questo contratto, nella sua parte economica, illegittimo (sentenza 3818 /10/11/2010 e altre) poiché lesivo della dignità della persona (mancato rispetto articolo 36 della Costituzione). In merito si è espresso anche il Consiglio di Stato (sentenza 3134 del 23/03/12), annullando l’aggiudicazione di una gara d’appalto perché l’azienda aveva presentato un’offerta di gara anormalmente bassa in quanto applicava l’U.N.C.I.

Anche Paolo Pennesi, direttore generale per l'attività ispettiva del Ministero del Lavoro, secondo quanto apparso su La Stampa del 12 luglio 2012, durante un incontro promosso dall'alleanza delle Cooperative torinesi, si è così espresso: “Basta contratti pirata nelle cooperative, che riducono di oltre il 30% il costo del lavoro, generando concorrenza sleale e distorsioni del mercato”.

Nel giugno del 2011 è stata votata dall’assemblea dei soci della Società REAR la decurtazione del 10% dello stipendio dei soci lavoratori (oggi 6%), con pesantissime conseguenze sulle loro vite, giustificando tale scelta con i ritardi nei pagamenti da parte delle committenze pubbliche.

Si evidenzia la pretestuosità di tale giustificazione in quanto, anche successivamente ai pagamenti delle committenze, continua a permanere la decurtazione salariale corrisposta ai lavoratori.

Tra i lavoratori aderenti al sindacato scrivente (avevano votato “no” alla decurtazione), la quasi totalità, nei mesi successivi, ha ricevuto pretestuose lettere di richiamo e 5 lavoratori sono stati licenziati con molti dubbi da parte nostra, riguardo la forma e il merito. Due dei 5 lavoratori licenziati sono nostri rappresentanti RSA.

Prima di tale decisione assembleare da parte di Rear e delle proteste dei nostri lavoratori non vi erano stati licenziamenti. Dopo la decurtazione dello stipendio, e le proteste conseguenti, la REAR ha effettuato alcuni “licenziamenti disciplinari.”

Il 6 giugno 2012, come volevasi dimostrare, il giudice del lavoro di Torino ha dichiarato illegittimo (privo di giusta causa e giustificato motivo) il licenziamento per motivi disciplinari inflitto ad un lavoratore nostro rappresentante sindacale.

La situazione è grave, al punto da indignare. Vivere con 5€lordi/ora è una non-vita ed applicare un contratto diverso e peggiore rispetto agli altri principali musei e luoghi di cultura (Venaria Reale, Fondazione Torino Musei) è una discriminazione nei confronti di lavoratori che accolgono mezzo milione circa di visitatori l’anno, nel simbolo di Torino.


Delle legittime proteste in una situazione così grave vengono da parte aziendale colpite con pretestuosi licenziamenti, un fatto che non può che avvilire e umiliare i lavoratori che dovrebbero dare la prima immagine della Città ai tanti turisti che affluiscono alla Mole Antonelliana.

Recentemente i rilievi del Ministero del lavoro e gli Osservatori sulla cooperazione hanno confermato che l’adozione del contratto U.N.C.I configura il rischio (provato) di dumping salariale.

 

Tutto ciò premesso, urgentemente chiediamo e rivendichiamo


1 l’immediato reintegro dei lavoratori licenziati (alcuni con bambini molto piccoli) nelle loro funzioni

2 l’apertura di un tavolo di trattativa volto a dare a questi lavoratori, umili servitori della Città di Torino, un contratto pienamente aderente al dettato costituzionale

3 l’assunzione diretta da parte del Museo Nazionale del Cinema dei lavoratori della Cooperativa REAR in appalto al Museo da 12 anni.


NON E’ TUTTO


Oggi alla Mole Museo del Cinema è allestita la mostra temporanea “Metropolis”, pellicola Patrimonio dell’Umanità in cui si narra la storia di una futuristica città in cui gli alti dirigenti nulla sapevano delle infelici condizioni dei lavoratori e dei loro sacrifici nelle viscere della città stessa.

Al Torino Film Festival 2012, i “rappresentanti” della “Cultura Torinese” dovrebbero premiare Ken loach ed Ettore Scola, ovvero due paladini dei diritti dei lavoratori.

Quest’atteggiamento ipocrita, è forse un modo per lavarsi la coscienza?

Questa triste realtà (per i lavoratori) o la si stigmatizza e la si denuncia o, nel silenzio assenso, la si sostiene, mettendo in pratica la peggior politica. Dunque, chi è il COLPEVOLE???

Vogliamo essere ingenui e sperare che il vergognoso silenzio dei “responsabili” sia solo una dimenticanza. Vogliamo credere che i colpevoli siano i Signori Outsourcing & Massimo ribasso


MA


Se al TFF, alla premiazione di Loach e Scola, ai quali verrà attribuito il Gran Premio Torino 2012, non s’accompagnerà una volontà di dialogo e la riassunzione dei lavoratori Licenziati, saremo pronti a chiedere


LE DIMISSIONI di:


Alberto Barbera Direttore Museo Nazionale del Cinema

Piero Fassino Sindaco (La Città di Torino è proprietaria della Mole Antonelliana e socio fondatore del Museo del Cinema)

Roberto Cota Pres. Regione Piemonte (Regione come Socio fondatore e finanziatore del Museo)

Michele Coppola Assessore Cultura Regione Piemonte

Antonio Saitta Presidente Provincia di Torino (Provincia socio fondatore)

Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura Città di Torino

Mauro Laus Vice Pres. Commissione Cultura Regione Piemonte e Presidente ditta Coop REAR

Gianni Amelio Direttore TFF


Chiediamo il sostegno di tutte le forze politiche e sociali. Preghiamo i giornalisti di dare massima visibilità alla nostra campagna in difesa dei diritti (davvero minimi in questo caso) e della DIGNITA’ dei lavoratori nel Simbolo della Città di Torino.


Sottolineiamo la disponibilità dell’O.S. USB al dialogo e al confronto.