LAVORATORI DELLA PREVIDENZA SU LA TESTA!!!

AMMINISTRATIVI, TECNICI, SANITARI, PROFESSIONISTI E DIRIGENTI

UNIAMOCI NELLA DIFESA DELL’INPS

 

Torino -

L’Inps è un patrimonio collettivo, di tutti i lavoratori, che ripongono in esso il salario differito, nella forma della contribuzione pensionistica, per garantirsi, attraverso un patto reciproco di mutua solidarietà, il reddito per gli anni successivi alla cessazione dell’attività lavorativa: questa è la ragione sociale della previdenza pubblica.

L’Inps dovrebbe quindi essere trattata col rispetto e la deferenza che spettano ai beni collettivi.

Per il governo e l’alta dirigenza dell’Inps (quella di nomina politica), invece, le cose non stanno affatto così.

Da alcuni anni a questa parte il governo decide e  l’alta dirigenza attua, misure di riduzione delle risorse (finanziarie e umane) per il funzionamento dell’Istituto, mettendone a repentaglio le prestazioni. Ultima la legge di stabilità 2013 che con la spending review a regime porta a 532 milioni il taglio annuo alle spese di funzionamento.

I risparmi realizzati con queste riduzioni non vanno a beneficio dell’Istituto ma sono versati allo Stato, il quale li usa per coprire spese diverse da quelle istituzionali dell’Inps.

In altre parole, l’istituto subisce una vera e propria espropriazione, del tutto illegittima e incostituzionale.

Le dimensioni di questa espropriazione sono impressionanti: nel 2008, l’Inps ha coperto il disavanzo del fondo di gestione dell’invalidità civile (che dovrebbe essere a carico della fiscalità generale) per 3248 milioni.

Negli anni seguenti, l’Inps ha subito un salasso drammatico: 2812 milioni per il 2009, 3374 milioni per il 2010 e 3689 milioni per il 2011: tutte risorse sottratte alla contribuzione dei lavoratori per coprire spese e disavanzi che spetterebbero alla fiscalità generale. E l’elenco potrebbe continuare.

 

Per governo e dirigenza “politica” dell’Inps, l’istituto non è altro che una riserva finanziaria da saccheggiare senza renderne conto alcuno ai legittimi proprietari: i lavoratori contribuenti.

I responsabili di questa appropriazione indebita affermano che non si può agire diversamente, per l’emergenza finanziaria ed economica. La Crisi.... Questo dogma, una vera e propria religione, ormai, diventa la giustificazione universale per ogni norma vessatoria, illegittima e anticostituzionale.

Intanto, bisogna affermare che la situazione attuale è conseguenza di scelte politiche scellerate e antipopolari. Una prova di estrema attualità: gli otto miliardi di buco nei conti pubblici, causati da investimenti speculativi in prodotti derivati negli anni scorsi ed emersi alla luce della conoscenza pubblica in questi giorni: li deve pagare anch’essi l’Inps?

In realtà, dietro il taglieggiamento dei conti e delle risorse dell’Inps c’è un vero e proprio progetto di progressiva riduzione della previdenza pubblica per arrivare allo smantellamento dell’Istituto e gettare “sul mercato”, cioè in mano alla speculazione finanziaria, i contributi di milioni di lavoratori.

 

 

Un progetto criminoso che procede su più fronti:

 

·        Si riducono i servizi all’utenza, e in questo modo si mettono lavoratori contro lavoratori. Perché la direzione generale si guarda bene dallo spiegare agli utenti Inps che la riduzione di servizi dell’Istituto è frutto di scelte politiche e così si lascia credere alle vittime di questi disservizi che la responsabilità è dei lavoratori dell’Istituto;

·        Si tagliano le risorse dell’Istituto, a partire dal fondo per la produttività destinato ai dipendenti. In questo modo, si vuole trasmettere ai cittadini il messaggio che il problema dell’Istituto sarebbe il costo del lavoro. Naturalmente nessuno chiarisce che i contratti pubblici sono bloccati da cinque anni e che questo ha già comportato un calo del valore reale dello stipendio di almeno del 10%. E nessuno spiega ai cittadini che il taglio agli stipendi progettato è mediamente dell’ordine di 300 euro mensili, il che equivale a un impoverimento spaventoso dei lavoratori e delle loro famiglie;

·        Si vogliono creare le condizioni per una dequalificazione delle prestazioni per arrivare poi a invocare la cessione di attività e competenze ai privati.

 

Si sta in altre parole procedendo a una rovinosa politica di liquidazione dell’Istituto che travolge tutti i lavoratori dell’Inps. Anche i dirigenti operativi sono coinvolti in questa deriva, anzi sono proprio le loro capacità e il loro spazio operativo e professionale a essere messi per primi in discussione.

Questa politica ha un chiaro approdo: proletarizzare i dipendenti Inps, come tutto il ceto medio, svalorizzandone gli stipendi, aumentando i carichi di lavoro e puntando alla precarizzazione del rapporto di lavoro.

 

È in gioco l’esistenza stessa dell’intera previdenza pubblica, assaltata dalla voracità degli speculatori finanziari, posti di fronte al fallimento drammatico della previdenza privata.

 

Per questo, ogni idea di difesa corporativa, di tentativo di salvaguardia individuale o di piccolo ceto è destinata a fallire miseramente.

È il tempo dell’unità generale dei lavoratori dell’Inps, dirigenti operativi compresi, e dell’alleanza con tutti i lavoratori, da costruire con determinazione e pazienza, a partire da un’informazione corretta e costante.

La posta in gioco è enorme e decisiva del futuro nostro e delle prossime generazioni.

Non lasciamola in mano a speculatori e profittatori.

 

Colleghi della previdenza su la testa!

Basta con le chiacchiere e i proclami, il tempo stringe, servono iniziative vere e mobilitazioni incisive: uniamoci nella lotta in difesa dell’INPS, della previdenza pubblica e della professionalità di tutti i suoi lavoratori 

 

                                                              Coordinamento  USB INPS Piemonte