Lettera aperta al Prefetto di Novara
Repressione a Novara
Lettera aperta al Prefetto di Novara
Repressione a Novara
A Novara l’adozione delle misure del codice penale per intimidire e limitare la libertà di azione di attivisti e militanti politici e sociali, sta diventando ormai una prassi consolidata.
E’ grave che questo utilizzo improprio di misure di polizia diventi quasi uno strumento usuale per di fatto reprimere il dissenso, indipendentemente dall’effettivo successivo riscontro giudiziario dei reati ipotizzati e della celebrazione dei relativi processi.
Questo uso delle misure di prevenzione non sembra finalizzato alla diminuzione dei reati quanto invece al controllo ed al soffocamento delle azioni di protesta: come se si giustificasse un’azione preventiva a largo raggio sulla base della consapevolezza che la conflittualità sociale sia destinata ad aumentare in considerazione delle misure penalizzanti che si abbattono sui settori più disagiati del paese.
Questa tendenza viene oggi nuovamente confermata con i fermi di polizia, l’arresto, da parte della Questura Novara di alcuni giovani e il processo per direttissima di uno di loro, “rei” a quanto sembra, di aver manifestato il pensiero antifascista - in rispetto ai valori fondanti della Costituzione - trattati come pericolosi facinorosi, mentre si svolgeva indisturbata una manifestazioni inneggiante al fascismo.
Misure restrittive nei confronti di chi agisce il pensiero critico e/o il conflitto sociale è il segnale di un ulteriore deterioramento degli spazi di libertà e di democrazia, un nuovo attacco anche ai principi sanciti nella nostra Costituzione.
Avevamo già richiesto inutilmente al Questore, in occasione delle manifestazioni per lo sciopero dello scorso ottobre, un confronto su quello che percepiamo potesse diventare un pericoloso percorso.
La libertà di espressione, di dissenso, di azione sindacale e il diritto ad agire il conflitto - in un momento in cui strati sociali sempre più ampi stanno precipitando in condizioni di miseria e diffusa sofferenza e il mondo del lavoro vive una gravissima condizione di ricattabilità - costituiscono una condizione indispensabile affinché la parte debole , cioè i lavoratori, dispongano degli strumenti minimi di difesa: se si impedisce ai cittadini, ai militanti sociali, politici e sindacali di svolgere il proprio ruolo si attenta alla stessa democrazia e si rendono i cittadini oggetto di illegittime e mistificate campagne propagandistiche ed i lavoratori inermi di fronte all’arbitrio delle aziende e dei poteri forti.
In questo contesto un’ iniziativa di protesta o anche l’affermazione del pensiero antifascista, può diventare un crimine, perché ogni resistenza a queste scelte politiche non è più ammessa, perché si cerca di annullare l'esistenza di ogni opposizione sociale e sindacale e si vuole negare la stessa possibilità di lottare per una società democratica dove non siano dominanti solo le logiche del profitto e della speculazione.
Attorno a questa autentica emergenza democratica, politica e culturale, crediamo sia indispensabile unire le forze per denunciare e contrastare il disegno antidemocratico che nasconde. Su questi temi chiediamo un necessario intervento del Prefetto e, magari se disponibili, insieme alle altre Autorità cittadine, un confronto pubblico al fine di ricercare tutti i percorsi atti a ricreare un clima sociale e politico più consono agli interessi della cittadinanza e alle classi sociali più svantaggiate.
Novara, 14 febbraio 2017