SIOPERO GENERALE P.I. 20 NOVEMBRE

LETTERA APERTA AI LAVORATORI DELLA SCUOLA, AI COORDINAMENTI CONTRO LA BUONA SCUOLA E AL SINDACALISMO INDIPENDENTE

Torino -

PER UNA GRANDE MOBILITAZIONE DEL PUBBLICO IMPIEGO E DELLA SCUOLA: VERSO UN 20 NOVEMBRE DI LOTTA

 

Con la Buona scuola Renzi realizza i sogni proibiti di Renato Brunetta e porta a termine il piano di aziendalizzazione e privatizzazione della scuola pubblica statale iniziato dal duo Bassanini-Berlinguer, continuato dai Ministri Moratti e Gelmini, e che trova nell'attuale governo la propria formulazione ideologica chiara e radicale. Una riforma che distrugge gli organi collegiali, stravolge la natura democratica ed egualitaria della scuola statale, individualizza la posizione dei lavoratori della scuola sottoponendoli a un controllo asfissiante da parte di dirigenti e collaboratori, ripropone una scuola di classe con docenti di serie A, serie B e "potenziati" di serie C, in cui i privati incideranno negli indirizzi didattici. La controriforma della scuola, imposta nonostante la debole - o meglio falsa - opposizione della minoranza intera al PD, ha reso, se possibile, ancora più evidente l'inutilità per i lavoratori delle grandi corazzate sindacali CGIL, CISL, UIL, GILDA e SNALS, sempre pronte a firmare accordi a ribasso e oggi più che mai incapaci di far valere il peso oggettivo dei propri iscritti e delle loro R.S.U. A luglio, dopo mesi di scioperi e manifestazioni di protesta d'ogni sorta da parte di insegnanti, studenti e famiglie, Renzi, ponendo la fiducia, lega le sorti del suo governo all'approvazione del DDL scuola, conferendogli un'importanza che va ben al di là del suo ambito specifico: appare ormai chiaro che la scuola ha rappresentato il laboratorio dell'attuale attacco al pubblico impiego.

Il mese di Novembre, dopo un inizio di autunno che ha tardato ad arrivare, pone ai lavoratori della scuola, ma non solo, due date di mobilitazione ravvicinate e, a prima vista, inspiegabilmente separate: il 13 e il 20 Novembre. Una parte del sindacalismo di base, più di un mese fa, ha indetto uno sciopero della scuola, accompagnandolo con un appello a Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals in nome dell'unità delle burocrazie sindacali, al quale i destinatari continuano a non rispondere: i cinque sindacati collaborazionisti, che purtroppo alcuni considerano ormai interlocutori privilegiati, sono in questo momento impegnati nelle scuole in una partita diversa, quella che attraverso una serie di passaggi tecnici permetterebbe loro di riprendersi una parte del ruolo concertativo che la "Buona scuola" (molti aspetti della quale gli piacciono pure!) gli ha tolto. Altro che sciopero!

Molti, anche tra compagni generosi e non certo inesperti del sindacalismo di base, non sono riusciti a celare lo stupore per l'evidente cambio di passo che i confederali, CGIL su tutti, hanno fatto dalle assemblee ancora infuocate di fine luglio a quelle, di bassa ragioneria, dei primi di settembre. Su questo siamo stati gli unici, anche all'indomani di una giornata straordinaria come quella del 5 maggio, a dire, con umiltà ma anche con convinzione, che la contraddizione sarebbe prima o poi venuta fuori e che quel movimento andava incontro ad una sconfitta. Quel momento è arrivato, e chi ne fa le spese prima di tutto sono i lavoratori della scuola, gli studenti ed anche la possibilità che nella scuola sorga un fronte autonomo e indipendente che non miri al compromesso al ribasso.

Sia chiaro che di ragioni perché la scuola scioperi ce ne sono tante, il problema è capire quale effetto avrebbe oggi uno sciopero solo di una parte minoritaria del mondo della scuola, senza una prospettiva più ampia in cui inserirlo.

Riteniamo oggi più che mai che la mobilitazione nella scuola debba ripartire al fianco dei lavoratori delle altre categorie: la scuola è dei lavoratori, quelli che a scuola lavorano, quelli che a scuola mandano i figli; perché l'unità vera, l'unita che pesa, è l'unità dei lavoratori e non quella tra le sigle dei sindacati di categoria con la stampella di qualche sigla di base.

L'ostinazione con cui il governo ha ignorato le molteplici voci di protesta che per mesi si sono levate contro la "Buona scuola" ci ha insegnato che con questo ceto politico, sordo e arrogante, le mobilitazioni di singoli comparti sono inutili. Occorre un progetto complessivo che rimetta al centro il mondo del lavoro nella sua interezza, contro ogni tentativo di indebolirlo frammentandolo.

Ma davvero si pensa di opporsi al merito e alla valutazione senza porre la questione del salario? Ma davvero si pensa di porre la questione del salario senza porre quella del rinnovo dei contratti di TUTTO il Pubblico impiego? Ma davvero si ritiene opportuno attendere un eventuale sciopero di Cgil, Cisl, Uil, gli stessi che nell'arco di 24 ore hanno sottoscritto il nuovo contratto dei chimici attendendosi alle indicazioni di Squinzi? Gli stessi sindacati che fanno parte della CES (Confederazione sindacale europea) che nei giorni del referendum in Grecia invitava il popolo greco a votare sì al memorandum che fa a pezzi lo stato sociale greco (e al suo interno la scuola)!

Lo stanziamento per il rinnovo dei contratti di 5 euro medi lordi al mese di aumento, i tagli alle spese delle amministrazioni, il rinnovo del blocco del turnover, la costruzione di un sistema fiscale a misura delle imprese, la mancanza di provvedimenti tesi ad eliminare i guasti provocati dall'introduzione della legge Fornero, l'ennesimo assalto alla scuola pubblica, alla sanità, al welfare e la spinta ad ulteriori privatizzazioni a danno dei cittadini danno la cifra della considerazione, da parte del governo Renzi, della dignità e dei diritti dei lavoratori pubblici dopo sei anni di blocco contrattuale.

Il Consiglio nazionale USB P.I., del quale come scuola facciamo parte, ha espresso una valutazione completamente negativa sul complesso dei provvedimenti contenuti nella legge di stabilità ed in particolare per quanto riguarda il vergognoso e sprezzante stanziamento di previsione per il rinnovo dei contratti di 3.200.000 lavoratori pubblici. Lo stanziamento previsto per il rinnovo del contratto è di 200 milioni per il 2016, mentre nulla è previsto per il 2015 in totale contraddizione perfino con la sentenza della Corte Costituzionale che ha obbligato il Governo, suo malgrado, alla apertura dei contratti.

Queste sono le ragioni che hanno spinto il Consiglio nazionale USB P.I. a proclamare lo SCIOPERO GENERALE NAZIONALE DI TUTTE LE CATEGORIE PUBBLICHE PER L'INTERA GIORNATA DEL 20 NOVEMBRE 2015. Sono queste le ragioni di un sindacalismo indipendente che non si rassegna alla subalternità culturale e politica a quelle di Cgil, Cisl e Uil!

Noi crediamo che sia più serio lavorare ridando respiro non ad un tardivo ed improbabile patto di base, ma all'unità possibile di non allineati, ma collegati oggi da una prospettiva più generale. Chiediamo ai lavoratori della scuola di comprendere la necessità di questo salto di maturità, chiediamo ai compagni dei sindacati che hanno indetto il 13 di convergere sul 20 o di aprire una fase di discussione vera. Non vogliamo le briciole del bonus, non vogliamo corti di mendicanti, rivendichiamo la nostra funzione sociale e vogliamo che di questa parlino i contratti.

Invitiamo, pertanto, tutti i lavoratori della scuola e tutti i soggetti sindacali autonomi dal PD, dalle sue correnti e dalle sue logiche interne, e da tutti i partiti che da quasi vent'anni hanno trasformato la scuola in un terreno di caccia, a partecipare al grande sciopero generale nazionale del pubblico impiego indetto dall'USB il 20 novembre (con manifestazione a Milano per il nord Italia), per il quale la federazione di Torino metterà a disposizione pullman gratuiti.

 

Per contatti:

Usb Torino, Corso Tassoni 37/B, 011/655454

Usb Scuola Torino, 340/5777175 – torino.scuola@usb.it