USB Scuola a fianco degli studenti dell'Einstein di Torino
L'occupazione del Liceo Einstein di Torino sta avendo un certo risalto mediatico. Non è il risalto che vorremmo, quello legato alle condizioni delle scuole, degli studenti, dei lavoratori, degli edifici, dei programmi, delle prospettive, insomma a quel nodo di questioni che chi frequenta o vive l'istituzione ha ogni giorno davanti agli occhi.
È invece come sempre la dinamica da "ordine pubblico" a prevalere, e qui c'è un primo punto problematico, legato al modo in cui i presidi decidono di gestire i momenti di protagonismo studentesco quando questi fuoriescono dalle formule concordate e compatibili delle autogestioni, per affermare la legittimità della autorganizzazione studentesca come strumento di lotta e di emancipazione.
Su questo terreno si apre un secondo ambito di questioni, di natura politica, sulle forme in cui oggi può esprimersi un movimento studentesco che non dobbiamo immaginare come identico riproduttore di modalità stantie, ma è il frutto di anni di pandemia e di crisi economica, sociale, valoriale, culturale e in ultima istanza di prospettive per il futuro. Senza questi parametri si rischia di affibbiare patenti di ribellismo (o quelle ben più ridicole se non fossero pericolose, di squadrismo), alla riaffermazione di un punto di vista politico o al grido che non può essere già intonato o totalmente lucido di una generazione che però una cosa l'ha capita: che se rimangono così le cose, la maggior parte dei giovani che la compongono vanno incontro a un destino lavorativo e sociale fatto di povertà, precarietà, sfruttamento, brutalità, esclusione.
Questa è la luna da guardare, non il dito del cancello chiuso o della democrazia violata, perché quella democrazia è violata a monte, e chi non lo capisce o è stupido, o è cieco, o è in malafede. A fianco degli studenti noi ci saremo sempre, a Torino come in ogni città d'Italia. C'è da lottare, pensare e costruire insieme un'altra scuola e ovviamente un'altra società.
USB Scuola