Contro la repressione Libertà per i compagni arrestati
La lotta per la dignità non è illegale
L’abnorme dimensione dei provvedimenti giudiziari nei confronti degli attivisti delle lotte sociali per la casa, da parte della Procura di Torino, parla ancora una volta dell’unica e inaccettabile risposta che il Governo e la Magistratura sono in grado di dare di fronte all’emergenza abitativa di questa (come di altre) metropoli, e più in generale rispetto a tutte le rivendicazioni riguardanti diritti, reddito, uso del territorio nel nostro paese: la repressione.
Da tempo diciamo che sono saltate tutte le risposte politiche e che il conflitto sociale si presenta nella forma dello scontro puro e senza mediazioni.
Il rafforzamento del sistema di potere intorno al Partito Democratico, a livello nazionale e regionale, tende a rendere sempre più acuta questa contraddizione, in una città che di quel sistema è l’antesignana ed uno dei centri di elaborazione.
I diktat europei costituiscono poi il vero motore dell’intera operazione renziana, volta a stabilizzare il quadro italiano nel senso di una integrazione europea sempre più sulle spalle delle classi lavoratrici, di precari, migranti, studenti e di tutte le categorie più deboli della popolazione, alle quali sono precluse tutte le forme di rivendicazione e di protesta.
È un’operazione che ha dalla sua tutta la forza del potere economico, politico, giudiziario e massmediatico, ma si scontra con un dato di realtà sempre più esplosivo: il peggioramento drastico delle condizioni di fasce sempre più vaste di popolazione, insieme alla ripresa di una coscienza di classe, e dunque l’indisponibilità sempre più diffusa ad accettare di vivere così.
È a queste fasce sociali che dobbiamo guardare, nella costruzione di lotte sempre più incisive, coraggiose, maggioritarie e che mettano insieme le istanze poste dai movimenti per l’abitare, contro la TAV, con le forze del sindacalismo di classe e conflittuale.
Gli appuntamenti prossimi, dallo sciopero convocato da USB per il 19 Giugno, alla manifestazione di Roma del 28 Giugno contro il Semestre Europeo a guida italiana, fino all’11 luglio torinese (vero obiettivo al quale tendono i provvedimenti giudiziari di oggi) devono essere tappe di un percorso per la costruzione di un blocco sociale all’altezza del difficilissimo compito che abbiamo di fronte.
Vogliamo farlo con tutti i compagni che oggi sono stati colpiti dai provvedimenti repressivi. Ad essi esprimiamo tutta la nostra solidarietà, per loro chiediamo subito LIBERTÀ .