Reggia di Venaria:USB ricevuta in commisione cultura
La commisione cultura del Piemonte ascolta le rsu USB su situazione lavoratori senza reddito
SPETTABILE COMMISSIONE CULTURA
Siamo qui per portare all’attenzione della Commissione la drammatica situazione di 22 lavoratori della Reggia di Venaria, che dal 1 ottobre scorso si sono visti azzerare le ore di lavoro e dunque privare del proprio reddito. Precisiamo che sono dipendenti della Corte Reale, che gestisce dal 1 maggio 2012 l’appalto dei servizi in outsourcing alla Reggia, e che hanno un contratto a chiamata, da 0 a 37 ore settimanali. Questi lavoratori, in base alla strutturazione dell’appalto e secondo gli accordi sindacali siglati con l’azienda La Corte Reale erano i destinatari del monte ore variabile che adesso è stato azzerato.*(leggere frasi evidenziate del protocollo d’intesa) Questi lavoratori sono impiegati in Reggia da un minimo di 2 a un massimo di 5 anni, e nell’appalto precedente erano soci Rear a cui veniva applicato il contratto a chiamata Unci, peraltro dichiarato illegittimo come da sentenza n° 83 2012 del Tribunale di Torino e 6218 del 2009 del tribunale di Milano e altre. Dunque hanno sempre avuto un contratto a chiamata e non sono mai stati stabilizzati con un monte ore fisso, nonostante lavorino da anni continuativamente nell’appalto, come le buste paga possono provare.
Questi lavoratori hanno ricevuto la comunicazione con soli 3 giorni di preavviso. In base al loro inquadramento contrattuale sono stati messi a 0 ore, quindi non licenziati, il chè li priva della possibilità di usufruire degli ammortizzatori sociali. Questa decisione è stata attuata in conseguenza al nuovo ordine di servizio emesso dal Consorzio per il periodo 1 ottobre – 30 aprile, che di fatto decide di non utilizzare più e di portare a 0 le ore previste in appalto per i servizi aggiuntivi ovvero per le mostre e gli eventi temporanei. Il Consorzio ha giustificato questo taglio denunciando problemi di bilancio e la crisi economica generale del Paese. Pare inoltre, a detta dello stesso Consorzio,che sia stata determinante la mancata erogazione dei finanziamenti del Ministero dei beni culturali. Chiediamo a questo proposito alla Regione Piemonte, in quanto membro del cda, come lo stesso Ministero, di chiedere a quest’ultimo motivazioni di tale mancanza.
A noi questo atto sembra assurdo perché, essendo in corso ben 2 mostre temporanee, una delle quali sta, peraltro riscontrando un grande successo di pubblico, oltre a svariati eventi, è evidente che il lavoro non manca, ma è stato comunque attuato un taglio considerevole del personale con conseguenze negative per la qualità del lavoro nonchè per la sicurezza dei visitatori e la salvaguardia delle opere.
Ci sembra inaccettabile, proprio in prossimità dei festeggiamenti del 5° anniversario della Reggia, che si operi un taglio del personale motivato dalla mancanza di soldi. Infatti lungi dall’essere in una situazione di crisi, la Reggia viene ampiamente celebrata dal suo Direttore e dallo staff dirigenziale come il 5 sito museale più visitato d’Italia, che sta rilanciando le attività, e le cui prospettive di espansione sono ravvisabili anche nel collegamento con La Mandria e nella costruzione di un nuovo ampio parcheggio.
Questo è un provvedimento messo in atto a causa della crisi, ma che, esso stesso, genera crisi, perché 23 famiglie vengono sprovviste di reddito e condannate a una sofferenza che bisognerebbe invece evitare con tutti i mezzi. I datori di lavoro, proprio nel panorama attuale, devono assumersi la responsabilità del proprio ruolo e non avrebbero dovuto attuare questa misura che di fatto si abbatte sulla fascia più precaria del personale facendo pagare interamente ad essa le conseguenze dei problemi di bilancio del Consorzio. Ricordiamo che l’azienda appaltatrice si assicura un introito di 2 milioni e 700 000 euro annui solo per l’apparato fisso, che il Consorzio ha un bilancio annuo di 14 milioni di euro, che ha 52 dipendenti diretti e un organigramma di 106 persone, tuttora in espansione; che il direttore Vanelli ha un reddito annuo dichiarato di 145 000 euro. Inoltre la Regione Piemonte fa parte del cda del Consorzio, che è un ente di diritto pubblico. Ha dunque il dovere di vigilare sugli atti decisionali del Consorzio e sulle modalità di assunzione, che ci paiono dubbie. In particolar modo ha il dovere di vigilare sugli atti con ricadute occupazionali, perché eventuali sprechi che portino a situazioni di crisi di tal genere vedranno poi la Regione Piemonte costretta ad intervenire stanziando i fondi per le casse integrazioni e altri istituti di solidarietà, generando così un doppio spreco.
In definitiva il sindacato rilevando una doppia violazione degli accordi presi sia col Consorzio che con l’azienda, come da allegati, chiede il ripristino di tali accordi e il reintegro del personale.