Argomento:

A.A.A. RESISTENTI CERCASI

Torino -

Siamo convinti che una delle “perle più nere” dell’ineffabile Ministro Brunetta (ahinoi, mancato premio Nobel) sia l’art. 71 della legge 133 del 2008 che disciplina le assenze per malattia dei pubblici dipendenti. Da un ministro che agisce ogni giorno, non per risolvere i problemi della P. A., ma contro i lavoratori pubblici, in fondo c’era da aspettarselo. Se solo bastasse ricordargli i dati ufficiali europei sulle ore lavorate e le assenze giustificate dei pubblici dipendenti italiani, sarebbe agevole smentirne l’assunto che siano: “…fannulloni, assenteisti e malati immaginari”. In Europa, solo Gran Bretagna, Irlanda e Austria ci sopravanzano appena per numero di ore lavorate all’anno, mentre siamo perfettamente nella media europea per le assenze giustificate.

Tornando ai contenuti della legge sottolineiamo, invece, che in nessun paese europeo vigono normative così preconcette e punitive verso i lavoratori pubblici: l’odioso art. 71 prevede, infatti, anche per brevi periodi di malattia, pesanti decurtazioni salariali e l’allungamento all’intera giornata (fatta salva un’ora, dalle 13 alle 14!) della fascia di reperibilità per le visite fiscali – un vero e proprio trattamento da arresti domiciliari, degno dei delinquenti più incalliti. Siamo convinti che, di fronte a provvedimenti così ingiusti, discriminatori e (a nostro parere) incostituzionali sia necessario mettere in campo una vera e propria resistenza civile e democratica che parta dalla base dei lavoratori del settore. Il principio democratico della presunzione d’innocenza dovrebbe riconoscere a chiunque il diritto di assentarsi dal proprio domicilio durante un periodo di malattia per giustificati, urgenti e – comunque – gravi motivi. La legge Brunetta restringe, solo per i lavoratori pubblici, alla brevissima fascia oraria di un’ora questo diritto. Invitiamo, perciò, tutti i lavoratori a resistere civilmente contro di essa attenendosi alla precedente normativa e offriamo loro la garanzia di poter godere del pieno supporto, anche legale, dell’organizzazione in caso di eventuali sanzioni.

 

L’unione fa la forza: se ciascuno aderirà a questa forma attiva di disobbedienza un unico caso potrebbe essere risolutivo per tutti.